Una vita nel teatro di Mamet, regia di Duccio Camerini
Parte oggi la stagione 2024 dell’OFF/OFF Theatre di via Giulia. A inaugurarla Duccio Camerini, regista e interprete di “Una vita nel teatro", del drammaturgo americano David Mamet in una produzione a cura di Teatro Vascello - La Fabbrica dell’Attore in collaborazione con SIAE.
Con Camerini sul palco Edoardo Sani, Marcello La Bella e Lorenzo Rossi, che - sulle musiche di Paolo Vivaldi - replicheranno fino a domenica un testo che racconta una educazione teatrale che non è così lontana da quella sentimentale, e che pone a confronto due generazioni, incarnate da un attore giovane all’inizio del suo percorso e da un attore maturo vicino alla pensione.
Nelle note di regia, Camerini pone la domanda: “Che cos'è un attore? A che serve un attore? È talento o bugia? Un artista, uno sciamano, o banalmente un intrattenitore, un istrione? Inspiration o transpiration? Come fa un attore ad entrare nel personaggio? Ma si entra davvero? E si esce, qualche volta? C'è un metodo, o è un trucco da quattro soldi? Ma poi: Una vita nel teatro di Mamet davvero parla di teatro? A volte sembra una pièce infastidita dalla grettezza dell'ambiente teatrale. Forse è una commedia contro il teatro?”.
E offre la sua risposta: “Io credo che sia soprattutto la storia di un'amicizia tra due colleghi, che si conoscono sul lavoro. Due esseri umani un po’ ridicoli, con qualche certezza e parecchie incertezze. Potrebbero essere due impiegati o due chirurghi, Mamet sceglie di raccontare due attori, categoria umana che ovviamente conosce a menadito (sognava di diventarlo, prima di scoprire che aveva più talento per la scrittura). Ma davvero il mestiere dell'attore, e in generale quello del teatro, sono assimilabili agli altri, a qualsiasi altro mestiere? È una domanda che il testo si pone, senza dare risposte, mentre ci fa conoscere i suoi protagonisti, le loro nevrosi, i puntigli, le paure... Strano mestiere quello dell'attore. Forse è vero che gli attori fingono. Fingono di non somigliare ai personaggi che interpretano”.
Al pubblico il piacere di trovare la propria.
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