Paolo Taviani
Politica e poetica. Realismo e lirismo. Capacità di raccontare storie di personaggi comuni sullo sfondo di un Paese in continua trasformazione, dal dopoguerra ai giorni nostri.
La scomparsa di Paolo Taviani, a sei anni da quella del fratello Vittorio con cui ha formato un sodalizio con pochi eguali nella storia del Settima Arte, ci priva di un grande Maestro, celebrato e premiato nei principali festival cinematografici mondiali.
Da “I Sovversivi” (1967) fino a “Leonora Addio” (2022), 18 lungometraggi capaci di vincere una Palma d’Oro (nel 1977 con “Padre Padrone”), un Leone d’Oro alla carriera nel 1986, un Orso d’Oro (nel 2012 con “Cesare deve morire”), oltre a numerosi tra David e Nastri d’Argento.
Paolo Taviani, iscritto in SIAE dal 1993, lascia una grande eredità artistica già in parte raccolta da tanti cineasti successivi, nella consapevolezza che sia sempre possibile coniugare l’impegno civile con l’approfondimento psicologico dei personaggi ed una confezione di grande cura ed eleganza.
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