"Sphere Within Sphere" di Arnaldo Pomodoro al Trinity College di Dublino
Arnaldo Pomodoro è morto ieri sera alla vigilia del suo compleanno, nella sua casa di Milano. Lo ha comunicato la Fondazione che porta il suo nome, da lui fondata a Milano nel 1995.
Lo scultore era infatti nato il 23 giugno del 1926 nel Montefeltro. Fratello maggiore di Giorgio “Gio” Pomodoro, anche lui scultore, Arnaldo cresce a Pesaro e inizia qui i suoi studi. Amante della letteratura, inizia come orafo, e in seguito declina la sua arte non solo nell’ambito della scultura che poi lo ha reso famoso ma anche nel teatro, nell’architettura, nel design.
Dopo il trasferimento a Milano negli anni Cinquanta, inizia a realizzare le prime grandi forme. Nei Sessanta sviluppa la ricerca sulle forme della geometria solida con sfere – proprio queste diventeranno icona del suo messaggio - dischi, piramidi, coni, colonne, cubi. Realizzate in bronzo lucido, le geometrie vengono squarciate a mostrare l’imperfezione della verità del reale, il mistero nascosto.
La sfera di tre metri e mezzo di diametro commissionata per l’Expo di Montreal (ora a Roma di fronte alla Farnesina) rappresentò il passaggio alla grande dimensione.
Moltissime le opere che hanno trovato casa in spazi pubblici, come le piazze di città (Milano, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt), il Trinity College dell’Università di Dublino (nella foto), il Mills College in California, il Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, le Nazioni Unite a New York, nella sede parigina dell’Unesco, tutti luoghi-simbolo del Tempo e della Memoria.
Nel 1978 Giulio Carlo Argan scrisse appunto di come la memoria e il tempo siano i temi centrali dell’opera di Pomodoro. Prendendo spunto dai progetti per Pietrarubbia e per il mai realizzato cimitero di Urbino, disse di come “le memorie si traducono in segni indecifrabili; infatti, l'artista non si è mai proposto di illustrare o raccontare una storia; ha ascoltato il ritmo silenzioso del tempo e l'ha espresso in termini di spazio.”
E ancora, rubando sempre ad Argan: “Non c'è architettura fuori terra, ma scultura del paesaggio: nel colle dolcemente incurvato si apre una crepa, vagamente in forma di croce, e dentro ci sono i loculi dei morti. È il tema profondamente cristiano della morte e della resurrezione, la terra è aperta per ricevere e per rendere, ma soprattutto per conservare nel tepore del proprio seno, in vista di un ritorno, vestigia di vite vissute.”
Così le sue sculture, terre e simboli di un linguaggio universale che ci rivela qualcosa che sappiamo e che dimentichiamo: per ogni superficie perfetta che si spacca c’è uno sguardo a cui è permesso penetrare nella verità delle crepe aprendo un universo meccanico e complesso, una “macchina mitologica” come la definiva lo stesso artista.
Nel 1995 aveva dato vita alla Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano, con l'obiettivo di preservare e promuovere non solo la propria opera, ma la scultura contemporanea nel suo complesso.
“Il Maestro lascia un'eredità, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l'intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa”, scrive la Direttrice della Fondazione Carlotta Montebello, che ricorda una citazione del grande scultore: "Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L'artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto - rivolto ai giovani e al futuro - si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile” scriveva l'artista.
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