15 marzo 2023

#SanremoStories: Bias e BRAIL per un nuovo sound unico

Bias e BRAIL sono tra gli autori de Il bene nel male portata sul palco dell’Ariston da Madame. Entrambi producer e compositori. Abbiamo fatto una chiacchierata con loro.
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Bias, Nicolas Biasin, e BRAIL, Iacopo Sinigaglia, sono tra gli autori de Il bene nel male portata sul palco dell’Ariston da Madame. Entrambi producer e compositori, con all’attivo interessanti collaborazioni con nomi come gIANMARIA, sangiovanni e la stessa Madame (Bias), Alessandro Mannarino, Ariete, Aiello e Psicologi (BRAIL), si sono incontrati per la prima volta in Toscana in una session insieme con Francesca Calearo. L’obiettivo? Scrivere una canzone che avesse un messaggio forte e autentico: da quel momento è nata un’alchimia creativa foriera di successo nella musica italiana. Abbiamo fatto una chiacchierata con loro, ecco cosa ci hanno raccontato.

Come è nata la canzone Il bene nel male?

È accaduto tutto in un casale in Toscana. Siamo stati lì per tre di giorni: il primo è stato conoscitivo, dal secondo ci siamo dedicati all’ascolto delle prime bozze e unendo le idee è arrivata Il bene nel male. Quando abbiamo composto il brano non ne immaginavamo la destinazione sanremese: è una canzone che risente molto delle atmosfere dei club e dell’elettronica. Non era scontato che partecipasse alla kermesse, ma soprattutto che avesse una risposta così dal pubblico. Siamo super soddisfatti di come sia andato e di come stia andando Il bene nel male!

Ci raccontate un retroscena sulla canzone?

Abbiamo fatto un brindisi tra di noi appena ci siamo conosciuti di persona. Ci siamo detti: “Al di là di come andrà la canzone, festeggiamo il nostro incontro”, se vogliamo era una sorta di scaramanzia dell’anti-scaramanzia, anche perché per fare musica sincera, autentica, che risponda a un’urgenza creativa è meglio non avere aspettative o comunque non pensare alle logiche commerciali. Cioè, è più importante dire: “Proviamo a fare una bella canzone!” che: “Mettiamoci a tavolino e tiriamo fuori una hit”. Noi non ragioniamo sui numeri. Vogliamo fare bella musica, vogliamo divertirci e sperimentare costantemente cose nuove per migliorarci sempre.

La destinazione di un brano che ruolo gioca sul processo creativo?

Sapere la destinazione di un brano sicuramente influisce sul processo creativo. Prendiamo Sanremo: sapere che una canzone è destinata al palco dell’Ariston, è un’informazione che orienta la sessione di scrittura e di produzione, di conseguenza l’autenticità e la libertà creativa ne risentono. Allo stesso tempo, le stesse “destinazioni” spesso insegnano che alcune canzoni che non sono propriamente in linea con quel contesto poi hanno più successo. È un ragionamento che va in senso inverso: e sempre Sanremo è l’esempio anche per questa seconda lettura.

Il bene nel male è il vostro primo lavoro insieme. In generale, in una sessione di scrittura che tipo di alchimia deve verificarsi tra i vari creator per la buona riuscita del pezzo?

Sicuramente deve esserci un’alchimia basata sugli stessi gusti musicali, ma soprattutto sullo stesso background musicale, perché è la base di partenza per trovare poi una linea comune nella quale far confluire le idee, anche se diverse. Per quanto ci riguarda, l’uno diventa l’altro e viceversa: in termini di scelte stilistiche e creative è come se ci fosse una sola persona! Se c’è sintonia nasce una connessione così forte con tutte le persone in studio che fa creare qualcosa di speciale. È un’onda di energia. Ci è capitato, singolarmente, di non trovarci d’accordo con altre persone con le quali abbiamo lavorato: in quei casi è stato molto più difficile portare a termine il processo creativo.

Il dopo-Sanremo come si prospetta?

Stiamo delineando una nostra cifra stilistica comune, che se vogliamo è già nata con la canzone Il bene nel male. Continueremo a lavorare anche singolarmente, ma ci piace l’idea di un sound unico che ci identifichi nelle produzioni che facciamo insieme.

Cosa vuol dire per voi lavorare nella musica?

Vuol dire lavorare per un grandissimo sogno. È l’unica cosa che avremmo potuto fare per essere felici.
 

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