22 marzo 2021

100 anni di Nino

Il ricordo di SIAE per Nino Manfredi, a 100 anni dalla sua nascita
Nino Manfredi

Nino Manfredi


“La nostra generazione che vicende ha conosciuto?”, ebbe a chiedergli Enzo Biagi nel corso di una memorabile intervista.

 E Nino, senza esitare un attimo, rispose: “Ha sofferto molto. Mio nonno che era un contadino diceva sempre questo: Ricordati figlio che tutto nasce dal dolore, dal benessere non nasce niente, solo il vizio“. 

Eppure riuscire a trasformare il dolore in desiderio di vita e riscatto ed essere in grado di rendere umano e perdonabile quel vizio da cui guardarsi, avvicinandolo quasi alla virtù, sarebbe stato privilegio e talento di pochi eletti nati in quegli anni, in quella sofferenza, tra quelle privazioni.

Tra quei giganti ve ne era uno a cui fu dato il nome di un pianeta, venuto al mondo 100 anni fa in un paesino ciociaro nella cui eco rivivono popoli italici pronti alla guerra, ma lui, piccolo Saturno splendeva solo delle sue innumerevoli placide lune, un satellite per ognuna delle vite che ha vissuto, per ognuno dei tipi umani che ha interpretato. È a lui che dobbiamo un intero sistema solare di storie, amori, sentimenti condensati in galassie sterminate di spettacoli teatrali, decine e decine di film, canzoni, spot, programmi televisivi di un’Italia che si è fatta grande, se non maestosa, grazie al volto e all’anima di Nino Manfredi.

Non a caso il suo nome figura più volte tra i protagonisti nel prezioso elenco delle “100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978”, e della propria memoria Nino ha investito ogni respiro tutte le volte che si è faticosamente guadagnato un riflettore addosso, grato alla vita per averlo fatto sopravvivere alla tubercolosi quando era solo un ragazzo, portando con sé su ogni set o palcoscenico il ricordo di quegli anni al sanatorio, degli stenti della guerra, affinché attraverso la sua arte e il suo sorriso la vita di un ragazzo nato e cresciuto in quegli anni difficili potesse davvero diventare sogno, come scriveva Calderon de la Barca.  

È come se i nodi irrisolti del nostro Paese dal dopoguerra in poi si fossero sciolti nei suoi sorrisi, nelle battute sempre puntuali mai banali diventate cult, nelle sue canzoni piene di friccico ner core, in uno scambio diretto di talenti con Ettore Petrolini, fino a sublimarsi in quel bar della perfida Svizzera di “Pane e cioccolata”, dove Franco Brusati nel ’73 decise che quell’urlo di esultanza al gol della nazionale potesse venire solo dal gorgheggio un po' tremante ma battagliero dell’immigrato Nino, l’unico che potesse gridare: “So italiano, embè!? Nun ve sta bene??!”, e tutti noi con lui.

In un Paese che fa a pugni con le sue rappresentazioni distorte Nino è stato la voce che volevamo sentire, ci ha dato i suoi occhi allegri e malinconici per quello che (non) volevamo vedere rendendolo familiare, a volte incredibile. Diamante grezzo nelle mani dei più grandi registi italiani, il fu “burino di Ceccano” ha indossato letteralmente tutte le epoche, sembra uscito or ora dalla Roma papalina di Gigi Magni tanto quanto dalla “meglio gioventù” di Ettore Scola, passando lui stesso dietro la macchina da presa per raccontare le distorsioni del sacro in “Per grazia ricevuta” (Palma d’oro a Cannes come migliore opera prima), per ricevere i complimenti di Italo Calvino che vide trasformare in immagini rigorosamente mute ma efficaci la sua “Avventura di un soldato” o continuare l’opera di Lattuada con “Nudo di donna”.

Se in amore una parola vale come una carezza, non basta contare “gli anni ruggenti” di Zampa, elencare le “operazioni San Gennaro”, le dichiarazioni di Rugantino, bere dagli occhi liquidi del gigante Geppetto di Comencini, riascoltare i consigli sinceri e appassionati per un buon caffè o addentare di nuovo con la stessa fame quell’amarissimo “pane e cioccolata” per ringraziarlo di avere accarezzato senza sosta per più di mezzo secolo le ruvidezze di tutti noi, tenendoci per mano in tempi in cui non era facile riconoscere quelli davvero “brutti sporchi e cattivi”.

E oggi che compie 100 anni, vien da chiedersi quali e quanti meravigliosi satelliti gli gireranno ancora intorno, quanti i corpi celesti bisognosi della sua luce, quante orbite di amore ancora disegnerà coi suoi sorrisi nella galassia di un’ Arte irripetibile che porterà per sempre il suo nome.

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