Stefano Lentini
Mare Fuori ha conquistato tutti. Le storie dei giovanissimi dell’IPM trovano una splendida narrazione attraverso le immagini e la musica: la colonna sonora è di Stefano Lentini, compositore e musicista, nome che non sarà sfuggito ai più quando si parla di musiche originali per il cinema e per la televisione. Alla tanta creatività si è unito un forte gioco di squadra: ad accompagnarlo nella vertigine da milione di stream di brani come ‘O Mar For, Tic Toc, Ddoje mane ci sono Raiz, Matteo Paolillo (rispettivamente Don Salvatore Ricci ed Edoardo Conte nella serie) e Lolloflow che insieme hanno dato vita ai personaggi attraverso note e parole. Tutto è partito dal suono del bouzouki, uno strumento greco…
Da bambino trovo in casa dischi di Pink Floyd, Yes, Berlioz… poi scopro The Alan Parsons Project: ricordo ancora la sensazione di stupore davanti alla complessità di quella musica. Un giorno ho imbracciato una chitarra, l’aveva costruita mio nonno, e da lì è partito il mio viaggio.
Tutto è iniziato da una sensazione legata a un bouzouki. L’IPM mi ha riportato alla mente il suono di quello strumento, una memoria ereditata probabilmente dalla musica di Fabrizio De André e Mauro Pagani; ne ho comprato uno - era da un pò che volevo farlo - e ho iniziato ad esplorarne le potenzialità, da lì è nato il primo tema della colonna sonora. Poi ho lavorato sulla vita dei ragazzi fuori e dentro il carcere, sul senso di smarrimento, sulla paura, sul dolore, sulla speranza e sulla forza di rifiutare un sistema criminale oppressivo. Ho usato diversi registri musicali, anche il coro di voci bianche ha dato una svolta significativa all’essenza della colonna sonora, con esso ho tentato di identificare un’idea universale di anima.
Non esiste per me un modus operandi standardizzato. Ogni progetto mi invita ad un percorso diverso, una ricerca specifica. Preferisco sempre partire dalla sceneggiatura cercando di decifrare il colore, l’anima e le unicità della storia. La comprensione della narrazione, delle sue sfumature e delle sotto-tracce di significato sono molto importanti ed è ciò che mi consente di capire la direzione da intraprendere.
C’è stato un momento, nella prima stagione, in cui abbiamo cercato di capire chi tra i ragazzi potesse portare anche un contributo musicale alla storia. Ci sono arrivate diverse proposte: tra cui la canzone di Matteo Paolillo e Lolloflow che ha avuto da subito un forte potenziale. Abbiamo lavorato insieme al pezzo, registrando le voci e poi a partire dal materiale che Lolloflow mi inviava ho creato una nuova struttura, l’arrangiamento e l’orchestrazione che poi è diventata la sigla ‘O Mar For. Con Raiz invece abbiamo discusso prima le tematiche: io gli ho mandato alcune idee musicali, lui mi ha mandato il cantato e il testo, è stato un processo molto veloce e fluido.
La musica è una grande mistero. Ha la forza di proiettarti in situazioni immaginarie, trascinanti. Ha la capacità di portarti dentro sentimenti lontani e nuovi. È come se fosse una branca della filosofia o della narrativa: uno strumento di esperienza. La legalità non può essere solo una regola, deve funzionare come collante sociale, rispetto, senso civile. La musica può veicolare questi contenuti quando riesce a farti fare un salto filosofico in luoghi dove normalmente non ti fermi a riflettere.
È un privilegio, una fortuna. La colonna sonora in particolare ha una funzione salvifica perché mi fornisce dei confini entro i quali lavorare. Creativamente tenderei ad essere dispersivo e la colonna sonora mi offre ogni volta un perimetro nuovo entro cui muovermi, paradossalmente questo mi dà più libertà.
No. E’ stato un evento del tutto inatteso e stupefacente.
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