23 maggio 2023

Raiz: "‘O Mar for" rappresenta Napoli, una rosa con tante spine

Con Raiz abbiamo parlato di Mare Fuori, di idee, di scrittura e della sua Napoli. Ecco cosa ci ha raccontato.
Raiz (foto di Riccardo Piccirillo)

Raiz (foto di Riccardo Piccirillo)

Cantante, attore e scrittore napoletano. Nelle serie cult Mare Fuori, Raiz interpreta Don Salvatore Ricci, padre di Ciro e Rosa, due dei protagonisti delle vicende dell’IPM. La storica voce degli Almamegretta è anche tra gli autori della colonna sonora, insieme con Stefano Lentini, Matteo Paolillo e Lolloflow: brani che hanno contribuito a decretare il successo delle storie sceneggiate da Cristiana Farina e Maurizio Careddu, raccogliendo sempre più consensi da un pubblico di giovanissimi. Con Raiz abbiamo parlato di Mare Fuori, di idee, di scrittura e della sua Napoli. Ecco cosa ci ha raccontato.

Scrivere la colonna sonora di un film o di una serie: come avviene il processo creativo? che studio si fa?

Ci sono senza dubbi diversi tipi di approccio: uno sicuramente più tecnico, che crea l’atmosfera giusta in base alle scene, valutandone tempi e immagini. Dall’altra parte, c’è quello più emozionale, che crea invece la musica – o le canzoni, come nel mio caso – lasciandosi trasportare dalle suggestioni che la storia rimanda. Per quanto mi riguarda, posso dire che per Mare Fuori mi sono trovato in un rapporto privilegiato: essendo anche attore, mi sono immedesimato nel personaggio e nelle narrazioni che di fatto andavo poi a supportare con la musica.

Mare Fuori: una serie e una colonna sonora corale. Per la musica, come si sono unite le diverse personalità e idee?

Alla base c’è l’idea condivisa da tutti che il messaggio di Mare Fuori è quello di trovare un modo diverso di fare le cose, di raccontare le storie e di dare una seconda possibilità ai personaggi, che hanno comunque un forte lato umano. Tutti abbiamo lavorato proprio su quest’ultimo lato, spesso conoscendoci direttamente sul set.

I brani di Mare Fuori accompagnano tematiche importanti, primo tra tutti quello della legalità. Da autore come pensi che la musica possa veicolare messaggi così forti?

La musica ha sempre veicolato messaggi molto forti, penso al blues americano o alla cultura hip-hop. Penso che questo succeda perché la musica, come l’arte in genere, tenti sempre di cambiare le cose, toccando le sensibilità delle persone e invitando così a riflettere su temi molto delicati.

Don Salvatore e Ciro Ricci. Un legame doppio: nella serie siete padre e figlio e hai scritto con Stefano Lentini Tic Toc, canzone sulla storia di Ciro Ricci. Ci racconti di più sul brano?

Tic Toc è la fotografia del giorno in cui Ciro compie il suo primo omicidio. Un delitto che è il frutto di dinamiche familiari e personali molto complesse, che toccano diverse sfumature dei rapporti: da una parte c’è Ciro che vuole guadagnarsi la stima del padre, per lui è un’iniziazione, dall’altra c’è Don Salvatore che cinicamente chiede al figlio di agire perché sa che sconterà una pena molto ridotta in quanto minorenne. In tutto ciò, Ciro si trova a dover uccidere una persona affiliata alla famiglia Ricci, con tutta l’emotività che una scelta e una situazione del genere comportano sul personaggio del giovane Ciro. La canzone parla dell’impossibilità di togliersi di dosso la terribile immagine di aver ucciso una persona, dell’impossibilità di rifugiarsi nelle piccole cose belle della vita, perché ormai la sua adolescenza e spensieratezza sono state segnate da un atto efferato.

Cosa vuol dire per te lavorare nella musica?

Fondamentalmente è qualcosa di molto egoistico, lo dico in senso buono. È un modo per esprimere me stesso, risponde a un’urgenza comunicativa. La prima esibizione dal vivo l’ho fatta a una recita di Carnevale in seconda elementare e da allora non mi sono più fermato.

Immaginavi che anche la colonna sonora di Mare Fuori sarebbe diventata un cult?

No. Forse nessuno di noi immaginava un successo così improvviso. Da quando è uscita su Netflix la serie ha avuto una crescita esponenziale e un’attenzione di pubblico importante: è stato quasi impossibile girare l’ultima stagione per strada senza essere circondati dai fan, abbiamo dovuto anche coprire i nomi sui camerini, perché altrimenti si sarebbe creata una folla assurda. Non ci aspettavamo il successo della serie e men che meno delle canzoni: mi ha sorpreso come i giovani abbiano assimilato le storie e i relativi messaggi attraverso la musica. E non parlo solo dei ragazzi di Napoli: quando in tutta Italia cantano le canzoni di Mare Fuori vuol dire che se una canzone scende in profondità, tocca la sensibilità delle persone, il messaggio arriva forte e chiaro anche se è scritto nel dialetto napoletano. 

‘O Mar For è un successo discografico. Cosa rappresenta per la cultura napoletana?

‘O Mar For fa vedere tutta la complessità di Napoli: una città con tanti problemi, ma anche con una fortissima umanità. Napoli è una rosa con tante spine, ha tanta bellezza ma anche tanti pericoli, ma soprattutto Napoli ha tanta speranza. Una speranza di salvezza perché abbiamo di fatto gli strumenti per farlo.


 

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