09 maggio 2024

Ci lascia a 87 anni Giovanna Marini, cantastorie di un'Italia perduta

Iscritta in SIAE dal 1967, ha creato opere originali e ridato vita alla tradizione popolare del nostro Paese con voce e passione uniche
Giovanna Marini

Giovanna Marini

Per salutarla, oggi in molti hanno ricordato una sua frase: «Cercavo i suoni, ho trovato le persone».

A Roma, il 19 gennaio 1937, Giovanna Salviucci (prenderà poi il cognome Marini dal marito, fisico nucleare) nasce in una famiglia di artisti da quattro generazioni: il padre Giovanni era musicista e compositore; la madre, Ida Parpagliolo, insegnante di armonia complementare al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, e una delle prime donne in Italia a dirigere un’orchestra in concerto. 

Con questi geni e queste aspettative, la piccola Giovanna inizia a sei anni a studiare il pianoforte, che poi lascerà per imbracciare la chitarra, lo strumento – la parte di sé – con cui l’abbiamo vista suonare e cantare al fianco dei grandi autori, da De Gregori e Guccini, portare la musica popolare nella Scuola di musica di Testaccio, calcare i palcoscenici con le sue ballate per raccontare “le storie di un'Italia perduta”. 

Voce inconfondibile, sorriso delicato scolpito in un viso particolarissimo che al tempo stesso sapeva essere rassicurante e fermo come la Storia, Giovanna Marini se ne è andata ieri a 87 anni, nella sua casa ai Castelli Romani. Aveva due figli, Silvia, cantante lirica, e Francesco, docente di sassofono al conservatorio.

Vinicio Capossela aveva detto di lei qualcosa che sottoscriviamo: “Se si canta per farci coraggio Giovanna Marini ci ha regalato più della sua voce. Ci ha regalato la nostra voce, il coraggio di farci coraggio. E poi la storia, le sue meravigliose canzoni, le composizioni, le lezioni, il suo profilo ligneo che ci ricorda di camminare eretti, anche nelle difficoltà”.

Impegnata sui mille fronti della musica, dall’incredibile ricerca sulle tradizioni popolari, alle quali ha dato una nuova vita e vitalità, all’autorato (era iscritta in SIAE da oltre 50 anni), al canto come mezzo di denuncia e di emancipazione e all’utilizzo di strumenti a corda antichi, come il liuto, studiato con Segovia. 

Ha incontrato e lavorato con i più grandi, da Pasolini a Fo, contaminando la sua formazione colta con lo studio della musica popolare, grazie ai confronti con Italo Calvino e a Diego Carpitella.

Ma sono solo alcune delle persone che la pasionaria ha trovato cercando i suoni. Girando l’Italia dal Piemonte al Salento con il Nuovo Canzoniere Italiano e raccogliendo canti popolari dialettali, ma anche frequentando il Folkstudio, o cantando con Paolo Pietrangeli e i Pastori di Orgosolo come esibendosi sul palco con un leone del teatro italiano come Umberto Orsini, dando seguito agli studi di Ernesto De Martino per la cui Fondazione ha addirittura inventato uno speciale sistema di notazione musicale. 

Dai palchi di Spoleto e Gibellina a quelli delle feste popolari e alle cattedre universitarie, Giovanna Marini ha una biografia che non si può riassumere e semplificare. 

Se ne è andata l’8 maggio, nel giorno in cui fino a qualche decennio fa si festeggiava la Mamma. Una mamma che alla Musica sua figlia ha saputo regalare radici e ali. 

 

La foto è di Roberto Molteni

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