28 marzo 2023

Ci lascia Gianni Minà

Il ricordo di SIAE per il grande giornalista scomparso ieri a 84 anni.
Ritratto di Gianni Minà

Ritratto di Gianni Minà

Un bambino nato oggi che crescendo si chiederà cosa è stato il XX secolo potrà attingere all’opera omnia di Gianni Minà e vi troverà tutte le risposte, quelle più profonde, forse anche più scomode, sicuramente le più autentiche.
Qualcuno disse che “la storia del mondo è la storia di grandi conversazioni in bei posti”, e nell’arco di una vita si può solo lontanamente immaginare di averne almeno annusato il senso, sbirciando da una fessura privilegiata il fine ultimo delle cose, le storie che rendono gli uomini forze ineffabili e imperscrutabili e non solo esseri viventi. 

A pochi questo onore ma anche l’onere e la fatica di portare il peso di questa scoperta e trasformarlo in una professione praticamente in disuso, quella di raccontare gli uomini e gli accadimenti del proprio tempo con il rigore, il rispetto e la grazia, virtù innate e necessarie per stare al mondo molto più che per fare il giornalista. 
Le ha incarnate tutte e molte altre fino all’ultimo respiro, nel senso greco del termine, quel “pneuma” con cui si entra nel mondo e in fondo non lo si lascia mai se non per regalare il proprio soffio altrove. 


Decine e decine di interviste, libri, saggi, reportage, documentari, programmi televisivi e radiofonici, prodotti in oltre 60 anni di carriera, in ogni lavoro vi è un carico specifico che ne dà la caratura, che siano le tante ore (nel caso dell’intervista a Fidel Castro ben 16) con cui dialogava con i suoi intervistati, o il peso fisico della sua agenda, quel quaderno leggendario con cui riusciva a mettere insieme attorno allo stesso tavolo in un ristorante di Trastevere, Sergio Leone, Muhammad Ali, Robert De Niro e Gabriel Garcìa Marquez, o a far incontrare papa Giovanni Paolo II con il pugile di Louisville, per citare solo alcuni dei “grandi” di cui è stato amico, (prima che cronista), lui che non ha mai saputo di esserlo almeno quanto loro. 

Ha studiato a fondo il continente latinoamericano restituendocene l’anima vera attraverso studi, documentari e le voci di chi quella terra la rappresentava agli occhi del mondo, è riuscito a toccare le corde più recondite e ad “ammansire” giganti come Ali e Maradona, ma anche a scarrozzare i Beatles per le strade della capitale, ha seguito gli eventi sportivi più importanti del secolo (era lì, quella notte a Kinshasa per il “Rumble in the Jungle”, per dirne uno), alcuni li ha raccontati in memorabili reportage, ha scritto canzoni e ideato una storia del jazz in puntate, a riprova della sua altrettanto vivida passione per il mondo della musica, ha vinto tantissimi premi, forse poco gratificanti rispetto alla gioia di aver meritato la fiducia e l’amicizia di coloro che si facevano intervistare solo da lui. 
Perché è facile essere bravi, difficile è essere giusti.

Da sempre al servizio della battaglia per la difesa del diritto d’autore, fu eletto nell'assemblea della SIAE nel 2003 e ha fatto parte del comitato che ha ideato Vivaverdi, la rivista degli autori italiani.
Lui che ha saputo incarnare e nobilitare il concetto e la condizione di autore all’ennesima potenza. 

Uno dei suoi ultimi lavori si intitola non a caso “Storia di un boxeur latino”, come lo è stato lui, da sempre sul ring della vita per quell’abbraccio totale che spesso è l’altro lato della boxe. 
L’abbraccio che lui ha dato al mondo, con la sua vita e la sua opera, con il suo cuore al servizio della Storia.
Grazie Gianni, per aver ispirato imprese titaniche e per aver disegnato speranze di mondi migliori. 

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