06 settembre 2023

Here's to you, Giuliano

Il grande regista Giuliano Montaldo ci lascia a 93 anni
Giuliano Montaldo sul set di "Marco Polo" - Ansafoto-Roma da Biblioteca SIAE

Giuliano Montaldo sul set di "Marco Polo" - Ansafoto-Roma da Biblioteca SIAE

A pochi mesi dalla scomparsa del suo grande amico Citto Maselli, ci ha lasciati un altro padre nobile del Cinema italiano impegnato. 
Giuliano Montaldo, classe 1930, è stato e continuerà ad essere per le generazioni future un punto di riferimento per tutti i cineasti interessati ad esplorare e raccontare il rapporto tra l’uomo e il Potere, nelle sue molteplici forme ed emanazioni.
Figlio del Neorealismo, Montaldo è appartenuto ad una generazione di artisti convinta che il Cinema rappresentasse non solo una forma di intrattenimento, ma anche un potentissimo strumento pedagogico per la conoscenza della nostra Storia e la maturazione di una coscienza sociale condivisa.
Dagli esordi come attore in “Achtung! Banditi!” (1951) e “Cronache di poveri amanti” (1954) di Carlo Lizzani, Montaldo approda alla macchina da presa con “Tiro al piccione” (1961) che descrive lo straniamento di un soldato della Repubblica di Salò di fronte alla fine del conflitto mondiale. E’ l’inizio di una carriera da cineasta in perfetto equilibrio tra senso dello spettacolo e volontà di trasmettere spunti di riflessione allo spettatore.
A testimonianza della sua capacità di mutare registro e stile, Montaldo compie poi due incursioni nel crime movie con “Ad ogni costo” (1967) e “Gli Intoccabili” (1969). 
Ma sarà il triennio successivo a farlo entrare nel Pantheon del Cinema Italiano: tra il 1970 e il 1973 firma una trilogia (“Gott mit uns”, “Sacco e Vanzetti” e “Giordano Bruno”) che ancora oggi rappresenta un unicum nel panorama internazionale, per la capacità di analizzare, nei secoli, violenze e assurdità del Potere militare, giudiziario e religioso.
Nel 1978 torna ai temi del presente con “Il giocattolo” che racconta gli effetti degli anni di piombo su un uomo comune: uno straordinario Nino Manfredi, mite e innocuo impiegato si infatua di una pistola, finendo travolto dal senso di onnipotenza che questa sembra dargli.
La sua capacità di attingere dalla Storia passata, unita ad un innato sguardo epico, gli permettono all’inizio degli anni '80 di esprimersi anche in un kolossal televisivo di enorme successo internazionale quale il Marco Polo della Rai (1982).
Assieme alla sua attività “sul campo”, Giuliano Montaldo, iscritto e amico della SIAE ha negli anni speso la sua autorevolezza cinematografica anche lontano dal set, presiedendo i David di Donatello (che ha ricevuto alla carriera nel 2007) e lottando in prima linea nella difesa del Diritto d’Autore.
Parafrasando la celeberrima colonna sonora di Ennio Morricone e Joan Baez per il suo "Sacco e Vanzetti":
“Here's to you, Giuliano, rest forever here in our hearts”.

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